*Le tariffe sono indicative per un keynote speech. Esse possono variare in modo significativo a secondo delle richieste specifiche del cliente, del tipo di intervento, del tempo richiesto per la preparazione e del tempo necessario per raggiungere la location. Costi di viaggio, trasporto su terra, pasti e hotel non sono inclusi nel prezzo.
Benedetta Bruzziches è la designer dietro la Maison di Benedetta Bruzziches. Il suo marchio rappresenta la sua filosofia di recupero dell’identità territoriale coinvolgendo artigiani ed artisti locali della Tuscia e coniugando arte, artigianato storico e nuove tecnologie. L’impagliatore, il tappezziere, il magliaio, pur non avendo competenze specifiche nel campo della pelletteria, contribuiscono al processo di realizzazione delle sue originali e sofisticate borse, vendute in tutto il mondo con picchi negli Emirati arabi, in Russia e nei Paesi del Sudest asiatico.
Le creazioni di Benedetta non sono solo frutto di studi e di esperienza ma anche di racconti, di viaggi, d’immaginazione e di esperienze personali.
Durante la sua carriera, Benedetta ha lavorato come assistente personale del geniale stilista Romeo Gigli e come direttore creativo dell’azienda leader mondiale di borse e scarpe tessute con sede a Chennai, in India, Ayyappa Enterprise.
Vince, tra gli altri, il premio come Miglior Talento Italiano” assegnato dalla Camera della Moda e Altaroma, il “Premio Giovani Imprese, credendo nel Futuro” della Fondazione Altagamma e per la “Migliore Collezione di Borse” all’APLF Fiera di Hong Kong.
Cosa offre
Benedetta è l’esempio perfetto di empowerment personale e può descrivere come una visione può diventare realtà semplicemente parlando di se stessa. Con una visione per cambiare il modo in cui le aziende pensano, agiscono e operano, Benedetta lavora per sviluppare la cultura della moda e creare un mondo del lavoro migliore attraverso la bellezza.
Come presenta
Anche come speaker Benedetta è un vero talento. Parla in modo naturale e brillante e colpisce direttamente il cuore di ogni persona.
Ha uno stile di parola chiaro, divertente e affascinante.
La sua storia a parole sue
“Mi chiamo Benedetta Bruzziches, sono nata da qualche parte negli anni ’80 e qualcuno mi confonde con una borsa! Sono cresciuta a Caprarola, un paese-teatro fatto di stradine e fontane, un posto d’altri tempi dove ancora si caccia il vino in cantina e il ritmo della città dipende dalle semine e dai raccolti.
Sono appassionata di cinema, mi piace girare con il libro sotto braccio e penso sempre che se avessi incontrato Fellini avrei popolato il suo libro dei sogni. Lavoro spesso e mi piace ridere, andare a funghi e ascoltare la voce del lago. Mi piace vestire elegante per andare al mercato ed odorare la frutta per sentire se è buona. Mi piace baciare e mi piacciono i timidi.
Se mi chiedono di che colore sono rispondo rosso primario e se mi chiedete di colore siete voi, di sicuro indovino. Credo nelle energie e negli odori ma più di tutto credo nei desideri. Nella fortuna invece non ci credo e neanche nelle raccomandazioni. Non mi piacciono le giustificazioni, e non ho la televisione a casa, non mi piace andare in palestra ma in cucina sono brava.
Viaggiare è il mio secondo marito, istintivo, umano e all’avventura. La cosa che mi fa più paura è la paura , i morti viventi e un certo tipo di ignoranza. Credo nei giovani ma anche negli anziani soprattutto quelli che nella vita hanno lavorato sodo. Se dovessi essere un’altra, sarei Monica Vitti e Rita Levi Montalcini. Ho vissuto a Roma e l’ho amata e poi Milano e poi mi sono trasferita in India, Cina e Brasile per poi tornare a Viterbo dove ho colorito il mio studio, ho trapiantato un laboratorio dove le borse respirano l’aria buona e nella notte volo sulla bici e mi sento la regina.
Ho scelto di stare a Viterbo, ho scelto mio fratello Agostino e ho scelto la filosofia della Gioia! Entrare nel mio studio è come precipitare in una favola. Vi trovate di fronte uomini di legno, vecchie lavagne, libri di favole e poesie, armadi accatastati e tutti quei personaggi che di notte, in cucina, si animano e fanno baldoria! Non mi capita spesso di disegnare una collezione, io di solito le borse le scrivo, le racconto. Più che di materiali, mi piace parlare di storie, di forme e di personaggi. La collezione è quasi secondaria, è la storia che la rende bella. La invento io. È la mia!
Che sia una suggestione, un amore che finisce, un inno alla gioia, l’evocazione di un ricordo, è la storia che dovete conoscere. D’altra parte a cosa servirebbero le borse se non a contenere storie.
E se vi incontro con una mia borsa, non me ne vogliate se la apro e cerco dentro, non vi rubo nulla, sono solo alla ricerca di altre storie!”